GIORNALINO PARROCCHIALE N. 160 - Dicembre 2020

DICEMBRE 2020



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Tratto dal giornalino Parrocchiale di Dicembre 2020  n. 160:


Anno 2010, nulla per caso.

Ma chi volle il Santuario?

L’anno 2010 ha dato fisionomia pubblica all’esperienza spirituale di Maccio. Ci siamo abituati a chiamare solo “esperienza spirituale”, senza ulteriori aggettivazioni e attributi alla vicenda, alla storia, alla preghiera, all’accoglienza di messaggi che vanno oltre l’umano, l’innominabile esperienza di un uomo, Gioacchino, che suo malgrado si è trovato a fare da tramite con il suo Vescovo per il riconoscimento della chiesa parrocchiale di Maccio come Santuario. Per la precisione fu solo messaggero. “Da tramite” è troppo. Da tramite fece la Commissione di studio appositamente costituita dal Vescovo Diego Coletti, nella primavera del 2010, al termine della visita pastorale alla Parrocchia di Maccio.

La Commissione iniziò ad esaminare fatti e scritti, ascoltò molti testimoni, presenziò a vari momenti di preghiera nelle Novene che si susseguivano, facendo continuo riferimento alla Congregazione per la Dottrina della fede che le aveva affidato un severo protocollo.

Finché un giorno… il Vescovo convocò la “Commissione Maccio” insieme al proprio Consiglio episcopale, pare con la segreta intenzione di volere un segno dal cielo. Forse il segno desiderato consisteva nell’improbabile unanimità nel voto dei singoli membri del Consiglio episcopale e della Commissione Maccio a riguardo del Santuario. Si dice che quel segno, da lui chiesto, presumibilmente l’abbia avuto, perché in pochi giorni di discernimento personale nella preghiera giunse alla convinzione di qualificare come Santuario diocesano intitolato alla “Santissima Trinità Misericordia” la chiesa parrocchiale di Maccio.

L’erezione a Santuario lasciò volutamente in ombra da dove venisse la richiesta del Santuario. Erano sufficienti le disposizioni canoniche che miravano ad un duplice intento. Il primo: riconoscere il valore di quanto stava accadendo a Maccio, descritto ampiamente nel decreto vescovile e riferibile ai vari e intensi momenti di preghiera, con la presenza di numerose persone fedeli e pure ignare di quanto di grandioso stesse avvenendo davanti ai loro occhi; il secondo: salvaguardare Maccio da inutili chiacchiere, proteggendo l’originalità cristiana e la cattolicità dell’esperienza, favorendo rispetto e discrezione i vista di una obbiettiva e serena valutazione. Un Santuario protegge la verità che contiene, diventandone serbatoio e fontana che la distribuisce.

L’inaugurazione – per dirla in modo popolare – trovò qualche difficoltà di calendario a motivo delle visite pastorali che il Vescovo aveva in programma nelle parrocchie della Diocesi. Di settimana in settimana slittò al sabato di vigilia dell’Avvento. Per altro, in concomitanza con la “spedizione” diocesana, alla quale partecipai anch’io, per l’avvio della nuova Missione a Carabayllo, in Perù. Missione e Santuario fanno un abbinamento ancora tutto da approfondire, perché nulla avviene per caso quando di mezzo c’è il Signore.

A proposito del “nulla per caso”, una mattina in episcopio, ad avvisi divulgati, poco prima che iniziasse il Consiglio episcopale, ci raggiunse un messaggino telefonico che, citato a senso e non alla lettera, diceva: “Maria, la Vergine Immacolata, apre le porte dell’Avvento e del Santuario, nello stesso giorno, vigilia dell’Avvento, in cui 180 anni fa appariva a Rue de Bach a Parigi. Fate attenzione alle date, sono importanti. Riconoscete i segni nei tempi”. La meraviglia del “non programmato” e dell’effetto coincidenza ci prese tutti. Ma si sa, a chi ha orecchi per ascoltare e occhi per vedere, le rivelazioni di Maccio non smettono mai di suscitare meraviglia e conversione.

Don Italo Mazzoni