31 AGOSTO - Solennità di S. Abbondio, Patrono della Diocesi


Lunedì 31 agosto - ore 17.30 in Cattedrale, a Como:
S. Messa pontificale





IL SENSO DELL'INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

Perché il cristiano e la sua comunità si sentono in grado di
offrire un contributo decisivo alla lettura dei mali che affliggono
l’umanità? Perché presumono di poter portare un altrettanto decisivo
apporto alla loro soluzione, o almeno ad un efficace contrasto?

Perché pensano che quanto offrono alla coscienza generale dell’umanità 
sia un dono che raggiunge in profondità le speranze di un’umanità tribolata?
Ancora una volta, il nostro patrono, che conosciamo come
“assertor et defensor incarnationis Filii Dei” (colui che afferma e difende
[la verità del] l’Incarnazione del Figlio di Dio) ci indica la risposta a
questa domanda.

Si tratta di capire che cosa, o meglio, chi ha preso carne nella
santa umanità di Gesù. Quale verità di Dio è diventata visibile e
palpabile in Lui?
In Gesù Cristo ha preso carne non un Dio qualsiasi; soprattutto
non un Dio come se lo immagina spontaneamente il buon senso
umano lasciato a se stesso: cioè un Dio potente, dominatore, autoritario,
giudice severo (per quanto segnato da qualche sussulto di benevolenza);
un Dio che, in fondo, è pensato da noi a immagine e
somiglianza nostra: e perciò anche Lui impegnato a far tornare i suoi
conti, a curare i propri interessi, a esercitare il potere. Non dimentichiamo
che di fronte a questa immagine di Dio, Gesù è stato giudicato
un bestemmiatore, e come tale è stato crocifisso, per salvare
un’idea di Dio che era ritenuta vera dai più religiosi tra i suoi contemporanei.

Gesù, al contrario, ci ha rivelato – non solo nelle sue parole ma
anche e soprattutto nella sua stessa persona – un Dio che è tenerezza
e bontà, che già come tale si era rivelato ai tempi dell’antica alleanza
con il popolo di Israele: un Dio che non aveva nulla da difendere
per sé, ma che era tutto impegnato (e senza condizioni) a favore
della salvezza e della felicità del suo amico, del suo figlio, l’uomo. Un
Dio pronto a dare se stesso per chi lo aveva rifiutato e tradito.

Un Dio che si avvicina alla sua creatura non per farsi servire, ma
per mettersi a servizio e dare la sua vita per tutti. Un Dio che riassume
tutta la legge nel suo nuovo e ultimo comandamento, che non
abolisce tutti gli altri ma ne mostra finalmente il senso ultimo e lo
scopo e li porta a compimento: «Vi do un comandamento nuovo: amatevi
gli uni gli altri; come io ho amato voi così anche voi dovete amarvi gli uni gli altri»
(Gv 13,34).

 
dal discorso del Vescovo Diego alla Città di Como
nella Solennità di S. Abbondio - agosto 2010