Liturgia DELLA DOMENICA DELLE PALME - Anno 2018


DOMENICA DELLE PALME

E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE









Anno B

LETTURE: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47






COMMEMORAZIONE DELL' INGRESSO DI GESU' IN GERUSALEMME

Antifona d'Inizio   Mt 21,9

Osanna al Figlio di Davide.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore:
è il Re d'Israele.
Osanna nell'alto dei cieli. 

Il sacerdote saluta i presenti e poi con brevi parole illustra il significato  dei gesti che stanno  per compiere e li invita a una partecipazione attiva e consapevole:

Fratelli carissimi,
questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall'inizio della Quaresima.
Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione.
Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione.

Il sacerdote benedice i rami, che, dopo la processione, saranno portati nelle case come segno di fede:

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno, benedici questi rami [di ulivo], e concedi a noi tuoi fedeli, che accompagniamo esultanti il Cristo, nostro Re e Signore, di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Vangelo - Anno B   Mc 11,1-10
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
 
Dal vangelo secondo Marco  

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».


Oppure:  Gv 12,12-16
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, la grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!». 
Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina.
I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte.

PROCESSIONE IN ONORE DI CRISTO RE

Salmo 23  
  
Le folle degli Ebrei, portando rami d'ulivo, 
andavano incontro al Signore e acclamavano a gran voce:
Osanna nell'alto dei cieli.


Del Signore è la terra e quanto contiene,
l'universo e i suoi abitanti.
E' lui che l'ha fondata sui mari, 
e sui fiumi l'ha stabilita. 

Chi salirà il monte del Signore, 
chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia.

Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. 

Salmo 46

Le folle degli Ebrei, lungo la strada stendevano i mantelli, 
e acclamavano a gran voce:
Osanna al Figlio di Davide.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.


Applaudite, popoli tutti,
acclamate Dio con voci di gioia;
perché terribile è il Signore, l'Altissimo,
re grande su tutta la terra. 

Egli ci ha assoggettati i popoli,
ha messo le nazioni sotto i nostri piedi.
La nostra eredità ha scelto per noi,
vanto di Giacobbe suo prediletto.
Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba. 

Cantate inni a Dio, cantate inni;
cantate inni al nostro re, cantate inni;
perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte. 

Dio regna sui popoli,
Dio siede sul suo trono santo.
I capi dei popoli si sono raccolti
con il popolo del Dio di Abramo,
perché di Dio sono i potenti della terra:
egli è l'Altissimo. 


Inno a Cristo Re

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore,
come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.

Gloria a te, lode in eterno, Cristo re, salvatore,
come i fanciulli un tempo dissero in coro: Osanna.


Tu sei il re di Israele, di Davide l'inclita prole,
che, in nome del Signore, re benedetto vieni.

Tutti gli angeli in coro ti lodan nell'alto dei cieli,
lodan te sulla terra uomini e cose insieme.

Tutto il popolo ebreo recava a te incontro le palme,
or con preghiere e voti, canti eleviamo a te.

A te che andavi a morte levavano il canto di lode,
ora te nostro re, tutti cantiamo in coro.

Ti furono accetti, tu accetta le nostre preghiere,
re buono, re clemente, cui ogni bene piace.

Mentre la processione entra in chiesa, si canta il seguente responsorio
o un altro canto che si riferisce all'ingresso del Signore:

Mentre il Cristo entrava nella città santa,
la folla degli Ebrei, preannunziando la risurrezione
del Signore della vita,
agitava rami di palma e acclamava: 
Osanna nell'alto dei cieli.


Quando fu annunziato
che Gesù veniva a Gerusalemme,
il popolo uscì per andargli incontro;
agitava rami di palma e acclamava: 
Osanna nell'alto dei cieli.

La processione si conclude con l'orazione (o colletta) della Messa. La Messa prosegue poi con la Liturgia della Parola.

Colletta

O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio...

LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura   
Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.

Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare 
una parola allo sfiduciato. 

Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.

Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

SALMO RESPONSORIALE  
Dal Salmo 21
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?


Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto. 

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Seconda Lettura
  Fil 2,6-11

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi

Cristo Gesù, 
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio 
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, 
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre. 

Canto al Vangelo
   Fil 2,8-9


Lode e onore a te, Signore Gesù!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Lode e onore a te, Signore Gesù!


Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

Vangelo  Mc 14,1-15,47

La passione del Signore 

Indicazioni per la lettura dialogata: 
X = Gesù;  = Cronista;  =Discepoli e amici;  =Folla;  =Altri personaggi


Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo 
C Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: A «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura 
C Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: A «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». C Ed erano infuriati contro di lei.

Allora Gesù disse: X «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro 
C Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: D «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». C Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: X «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». C I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà 
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: X «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». C Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: D «Sono forse io?». C Egli disse loro: X «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza 
C E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: X«Prendete, questo è il mio corpo». C Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: X«Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai 
C Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: X «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». C Pietro gli disse: D «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». C Gesù gli disse: X «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». C Ma egli, con grande insistenza, diceva: D «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». C Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

Cominciò a sentire paura e angoscia 
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: X «Sedetevi qui, mentre io prego». C Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: X «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». C Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: X «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». C Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: X «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». C Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: X «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta 
C E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: D «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». C Appena giunto, gli si avvicinò e disse: D «Rabbì» C e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: X «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». C Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? 
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: A «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». C Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: A «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: A «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». C Gesù rispose: X «Io lo sono!

E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
C Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: A «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». C Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: F «Fa’ il profeta!». C E i servi lo schiaffeggiavano.

Non conosco quest’uomo di cui parlate 
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: A «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». C Ma egli negò, dicendo: D «Non so e non capisco che cosa dici». C Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: A «Costui è uno di loro». C Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: A «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». C Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: D «Non conosco quest’uomo di cui parlate». C E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei? 
E subito, [al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: A «Tu sei il re dei Giudei?». C Ed egli rispose: X «Tu lo dici». C I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: A «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». C Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.

A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: A «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». C Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: A «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». C Ed essi di nuovo gridarono: F «Crocifiggilo!». C Pilato diceva loro: A «Che male ha fatto?». C Ma essi gridarono più forte: F «Crocifiggilo». C Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo 
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: F «Salve, re dei Giudei!». C E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. 

Condussero Gesù al luogo del Gòlgota 
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 

Con lui crocifissero anche due ladroni 
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. 

Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: A «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». C E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

Gesù, dando un forte grido, spirò 
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: X «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», C che significa: X «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: A «Ecco, chiama Elia!». C Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: A «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». C Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: A «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».]
C Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
 
Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro 
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. 




Domenica delle Palme

Fil 2,6-11

Omelia di 
P. Marko Ivan Rupnik (dal sito:www.clerus.va).

Partiamo dal testo della lettera ai Filippesi, intensamente cristologico e perciò ottimo sfondo alla riflessione della liturgia di oggi.

All’inizio del versetto 6 Paolo crea una antitesi tra la forma di Dio (morphē theou) e la forma del servo (morphē doulou). Il termine morphē viene usato solo qui, due volte ma solo in questo passaggio.

Avrebbe potuto usare doxa, gloria, ad esprimere che Lui è la gloria di Dio, la manifestazione di Dio ma questo apparirà solo alla fine dell’inno, quando liturgicamente viene acclamato Cristo come gloria di Dio Padre.

Paolo non usa neppure eikon, icona, immagine, perché è un termine che dovunque si trova ha un’accezione statica, rimanda a qualcosa di stabile. Morphē è invece una forma che già in sé stessa annuncia un dinamismo (cf Fil 2,7), tanto è vero che nel greco filosofico si usa morphē per dire la forma dell’idea nella materia, che è sempre dinamica, non è statica, cambia. Paolo in 2Cor 3,18 dice che noi saremo trasformati – usa la radice morphē e dunque esprime un dinamismo, un passaggio - nell’immagine, cioè nell’icona, una cosa stabile. Il modo di esistere di Cristo come Figlio di Dio già include l’accoglienza dell’uomo. In questo passaggio c’è una drammatica kenosis, una spogliazione della forma di Dio come gloria e un assumere una forma di esistere da servo, ma sempre da Figlio di Dio. Cristo anche come uomo non vive la sua condizione divina a suo vantaggio, come testimoniano molto bene i racconti sulle tentazioni nel deserto (cf Lc 4,1-13) ma vive la sua figliolanza e la sua divinità a favore dell’uomo, a favore dell’umanità che Lui ha assunto: “Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). Questo passaggio kenotico in cui Cristo si umilia e l’uomo si arricchisce lo compie perché mandato dal Padre. È totalmente uno con il Padre (cf Gv 10,30), anzi Lui farà tutto così che “il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato” (Gv 14,31). Il suo amore filiale lo porta a essere “obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8). Rinuncia alla condizione di Dio secondo Dio, e vive la condizione di Dio secondo gli uomini. Obbedire vuol dire affidarsi all’altro, avere l’epicentro della relazione nell’altro. Adamo ha creduto al tentatore, si è convinto che non obbedire vuol dire vivere e si è scoperto avvelenato dalla morte. Adesso il Figlio di Dio obbedisce per morire, per poter incontrare Adamo morto perché solo in questo modo Adamo può recuperare la vita. Cristo obbedisce perché totalmente consegnato al Padre e questa relazione ridarà la vita ad Adamo che pensava di salvare sé stesso non obbedendo. Obbedire per Adamo era morire, la paura della morte lo spingeva a salvare sé stesso, e salvare se stesso significava non obbedire a Dio ma credere in un proprio progetto di divenire (cf Gn 3,5 – diventerai, diventerete). Il tentatore è riuscito a convincere Adamo che se vive con Dio, Dio gli impedirà “di diventare”. Allora ti devi affermare ed esaltare da solo. Invece in Cristo vediamo che è il Padre ad esaltarlo (Fil 2,9). Non solo, ma chi vive la vita come dono di sé in una relazione d’amore del Figlio non può essere ucciso, non può essere distrutto. “Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo” (Gv 10,18).

Non è Cristo che si esalta, Paolo è molto preciso nell’uso dei termini, il Figlio “umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte” (Fil 2,8). Per questo allora l’umiliazione è opera del Figlio mentre l’esaltazione è opera del Padre (cf 2,9). Perciò l’umiliazione è la forma attiva del Figlio, l’esaltazione è passiva.

Quando l’uomo si esalta da solo compie un suicidio spirituale, perde la vita che vuole affermare (cf Gv 12, 25). Noi siamo chiamati a partecipare nel Figlio a vivere la nostra vita come dono, come kenosi, e l’epilogo della kenosi è l’azione del Padre che risuscita.

Nella Passione di Cristo è interessante osservare come la paura per sé stessi gioca il ruolo determinante. I potenti, sia civili che religiosi, vogliono uccidere Cristo ma di per sé hanno paura del popolo (cf Gv 9,22; Mc 12,12; Lc 20,19), anche Pilato (cf Gv 19,18) ha paura per sé stesso, ma la paura per sé stessi è proprio la prima conseguenza del peccato (cf Gn 3,10). Il passaggio dalla schiavitù alla libertà riguarda esattamente la paura, si è schiavi finché si ha paura per sé. Mosè quando stava di fronte al mar Rosso con il suo popolo e l’esercito del faraone alle spalle sentendo il popolo urlare dalla paura doveva prima di tutto rassicurare il popolo: “Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera per voi, perché gli egiziani che oggi vedete non li vedrete mai più!” (Es 14,13). Non serve attraversare il Mar Rosso, liberarsi dall’Egitto ma rimanere schiavi di sé stessi. Per 40 anni dovranno camminare nel deserto per liberarsi dalla paura per sé e liberarsi di Dio.

Per questo motivo l’attesa del Messia ha creato delle immaginazioni sulle coordinate di questo mondo che possono rassicurare l’io, che possono rafforzarlo in modo tale da allontanare le paure per sé e sentirsi rassicurato. Come sappiamo bene da tante fonti, questa attesa si concentrava intorno al restauro del regno di Davide come una forte affermazione del popolo dell’alleanza. Anche i discepoli, all’inizio degli Atti degli Apostoli, ancora non hanno compreso la novità del Regno che Cristo realizza, né il modo (cf At 1,6). Questo fraintendimento è esplicito in quanto ascoltato nel vangelo di Marco “Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide”. Una delle parole più fraintese è il Regno e il Re. “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18,36). Cristo entrava a Gerusalemme cavalcando un asinello: “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina” (Zc 9,9).

Ecco la portata forte e permanente sulla vita spirituale di ogni battezzato, intendere il Messia e la venuta del suo regno secondo il Padre, dunque nella figliolanza, o secondo le attese psichiche di rivincita secondo le categorie del mondo.