San Tommaso d’Aquino
lo spiega così: «Il triplice modo in cui Dio è nelle cose:
una è comune, per essenza, presenza e potenza;
un’altra, per la grazia, nei santi;
la terza, singolare, in Cristo, per unione». (Ad Colossenses, II, 2). (Da: "Querida Amazonia n.74, ref.[105]).
dal sito web: w2.vatican.va
ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE
QUERIDA AMAZONIA
DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AL POPOLO DI DIO E A TUTTE LE PERSONE DI BUONA VOLONTÀ
1. L’amata Amazzonia si mostra di fronte al mondo con tutto il suo splendore, il suo dramma, il suo mistero. Dio ci ha donato la grazia di averla presente in maniera speciale nel Sinodo che ha avuto luogo a Roma tra il 6 e il 27 ottobre e che si è concluso con un testo intitolato Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale.
Il senso di questa Esortazione
2. Ho ascoltato gli interventi durante il Sinodo e ho letto con interesse i contributi dei circoli minori. Con questa Esortazione desidero esprimere le risonanze che ha provocato in me questo percorso di dialogo e discernimento. Non svilupperò qui tutte le questioni abbondantemente esposte nel Documento conclusivo. Non intendo né sostituirlo né ripeterlo. Desidero solo offrire un breve quadro di riflessione che incarni nella realtà amazzonica una sintesi di alcune grandi preoccupazioni che ho già manifestato nei miei documenti precedenti, affinché possa aiutare e orientare verso un’armoniosa, creativa e fruttuosa ricezione dell’intero cammino sinodale.
3. Nello stesso tempo voglio presentare ufficialmente quel Documento, che ci offre le conclusioni del Sinodo e a cui hanno collaborato tante persone che conoscono meglio di me e della Curia romana la problematica dell’Amazzonia, perché ci vivono, ci soffrono e la amano con passione. Ho preferito non citare tale Documento in questa Esortazione, perché invito a leggerlo integralmente.
4. Dio voglia che tutta la Chiesa si lasci arricchire e interpellare da questo lavoro, che i pastori, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici dell’Amazzonia si impegnino nella sua applicazione e che possa ispirare in qualche modo tutte le persone di buona volontà.
Sogni per l’Amazzonia
5. L’Amazzonia è una totalità multinazionale interconnessa, un grande bioma condiviso da nove paesi: Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname, Venezuela e Guyana Francese. Tuttavia, indirizzo questa Esortazione a tutto il mondo. Lo faccio, da una parte, per aiutare a risvegliare l’affetto e la preoccupazione per questa terra che è anche “nostra” e invitarli ad ammirarla e a riconoscerla come un mistero sacro; dall’altra, perché l’attenzione della Chiesa alle problematiche di questo luogo ci obbliga a riprendere brevemente alcuni temi che non dovremmo dimenticare e che possono ispirare altre regioni della terra di fronte alle loro proprie sfide.
6. Tutto ciò che la Chiesa offre deve incarnarsi in maniera originale in ciascun luogo del mondo, così che la Sposa di Cristo assuma volti multiformi che manifestino meglio l’inesauribile ricchezza della grazia. La predicazione deve incarnarsi, la spiritualità deve incarnarsi, le strutture della Chiesa devono incarnarsi. Per questo mi permetto umilmente, in questa breve Esortazione, di formulare quattro grandi sogni che l’Amazzonia mi ispira.
7. Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa.
Sogno un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana.
Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste.
Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici.
papa-francesco_esortazione-ap_20200202_querida-amazonia.pdf
Dall'Esortazione Apostolica di Papa Francesco: "Querida Amazonia"
CAPITOLO PRIMO
UN SOGNO SOCIALE
Ingiustizia e crimine
n9. Gli interessi colonizzatori che hanno esteso ed estendono – legalmente e illegalmente – il taglio di legname e l’industria mineraria, e che sono andati scacciando e assediando i popoli indigeni, rivieraschi e di origine africana, provocano una protesta che grida al cielo:
«Molti sono gli alberi
dove abitò la tortura
e vasti i boschi
comprati tra mille uccisioni».[3]
«I mercanti di legname hanno parlamentari
e la nostra Amazzonia non ha chi la difenda […].
Esiliano i pappagalli e le scimmie […]
Non sarà più la stessa la raccolta delle castagne».[4]
Senso comunitario
n20. La lotta sociale implica una capacità di fraternità, uno spirito di comunione umana. Ora, senza sminuire l’importanza della libertà personale, va sottolineato che i popoli originari dell’Amazzonia possiedono un forte senso comunitario. Essi vivono così «il lavoro, il riposo, le relazioni umane, i riti e le celebrazioni. Tutto è condiviso, gli spazi privati – tipici della modernità – sono minimi. La vita è un cammino comunitario dove i compiti e le responsabilità sono divisi e condivisi in funzione del bene comune. Non c’è posto per l’idea di un individuo distaccato dalla comunità o dal suo territorio». Le relazioni umane sono impregnate dalla natura circostante, perché gli indigeni la sentono e la percepiscono come una realtà che integra la loro società e la loro cultura, come un prolungamento del loro corpo personale, familiare e di gruppo sociale:
«Quella stella si avvicina
aleggiano i colibrì
più che la cascata tuona il mio cuore
con le tue labbra irrigherò la terra
che su di noi giochi il vento».[23]
CAPITOLO SECONDO
UN SOGNO CULTURALE
n31. Ogni popolo che è riuscito a sopravvivere in Amazzonia possiede la propria identità culturale e una ricchezza unica all’interno di un universo multi-culturale, in forza della stretta relazione che gli abitanti stabiliscono con l’ambiente, in una simbiosi – non deterministica – difficile da comprendere con schemi mentali esterni:
«C’era una volta un paesaggio che appariva col suo fiume
i suoi animali, le sue nuvole, i suoi alberi.
A volte però, quando da nessuna parte si vedeva
il paesaggio col suo fiume e i suoi alberi,
a queste cose toccava apparire nella mente di un ragazzo».[33]
«Del fiume fa’ il tuo sangue […].
Poi piantati,
germoglia e cresci
che la tua radice
si aggrappi alla terra
perpetuamente
e alla fine
sii canoa,
scialuppa, zattera,
suolo, giara,
stalla e uomo».[34]
CAPITOLO TERZO
UN SOGNO ECOLOGICO
Un sogno fatto di acqua
n43. In Amazzonia l’acqua è la regina, i fiumi e i ruscelli sono come vene, e ogni forma di vita origina da essa:
«Lì, nel pieno delle estati ardenti, quando svaniscono, morte nell’aria immobile, le ultime folate di vento orientale, il termometro viene sostituito dall’igrometro nella definizione del clima. Le esistenze dipendono da un alternarsi doloroso di abbassamenti e innalzamenti dei grandi fiumi. Questi si elevano sempre in una maniera impressionante. Il Rio delle Amazzoni, gonfio, esce dal suo letto, accresce in pochi giorni il livello delle sue acque […]. La piena del fiume è un arresto della vita. Prigioniero nelle maglie dei “sentieri delle canoe”, l’uomo attende perciò, con singolare stoicismo nei confronti della fatalità ineludibile, la fine di quell’inverno paradossale, dalle temperature elevate. L’abbassamento delle acque è l’estate. È la risurrezione dell’attività primordiale di coloro che da quelle parti si dibattono, dell’unica forma di vita compatibile con la natura che si impegna al massimo in manifestazioni disparate, rendendo impossibile il prolungamento di qualsiasi sforzo».[53]
n44. L’acqua abbaglia nel gran Rio delle Amazzoni, che raccoglie e vivifica tutto all’intorno:
«Rio delle Amazzoni
capitale delle sillabe dell’acqua,
padre patriarca, sei
l’eternità segreta
delle fecondazioni,
a te scendono fiumi come uccelli».[54]
n45. È inoltre la colonna vertebrale che armonizza e unisce: «Il fiume non ci separa, ci unisce, ci aiuta a convivere tra diverse culture e lingue». Per quanto sia vero che in questo territorio ci siano molte “Amazzonie”, il suo asse principale è il grande fiume, figlio di molti altri fiumi:
«Dalle vette più alte della cordigliera, dove le nevi sono eterne, l’acqua scorre e traccia un solco vibrante nella pelle antica della pietra: il Rio delle Amazzoni è appena nato. Nasce ad ogni istante. Discende lenta, sinuosa luce, per crescere nella terra. Scacciando il verde, inventa il suo corso e cresce. Acque sotterranee affiorano per abbracciarsi con l’acqua che scende dalle Ande. Dal ventre delle nubi bianchissime, scosse dal vento, cade l’acqua celeste. Avanzano riunite, moltiplicate in percorsi infiniti, bagnando l’immensa pianura […]. È la Grande Amazzonia, tutta nel tropico umido, con la sua foresta compatta e stupefacente, dove ancora palpita, intatta e in vaste zone mai sorpresa dall’uomo, la vita che venne tessendo il suo ordito nelle intimità dell’acqua […]. Da quando l’uomo la abita, si leva dalle profondità delle sue acque, e scorre dai luoghi alti della sua foresta un tremendo timore: che questa vita, a poco a poco, stia prendendo la direzione della fine».[56]
Il grido dell’Amazzonia
n47. La poesia aiuta ad esprimere una dolorosa sensazione che oggi in molti condividiamo. La verità ineludibile è che, nelle attuali condizioni, con questo modo di trattare l’Amazzonia, tanta vita e tanta bellezza stiano “prendendo la direzione della fine”, benché molti vogliano continuare a credere che non è successo nulla:
«Quelli che credevano che il fiume fosse una corda per giocare si sbagliavano.
Il fiume è una vena sottile sulla faccia della terra. […]
Il fiume è una fune a cui si aggrappano animali e alberi.
Se tirano troppo forte, il fiume potrebbe esplodere.
Potrebbe esplodere e lavarci la faccia con l’acqua e con il sangue».[58]
CAPITOLO QUARTO
UN SOGNO ECCLESIALE
Vie di inculturazione in Amazzonia
n73. D’altra parte, l’inculturazione eleva e conferisce pienezza. Certamente va apprezzato lo spirito indigeno dell’interconnessione e dell’interdipendenza di tutto il creato, spirito di gratuità che ama la vita come dono, spirito di sacra ammirazione davanti alla natura che ci oltrepassa con tanta vita. Tuttavia, si tratta anche di far sì che questa relazione con Dio presente nel cosmo diventi sempre più la relazione personale con un Tu che sostiene la propria realtà e vuole darle un senso, un Tu che ci conosce e ci ama:
«Galleggiano ombre di me, legni morti.
Ma la stella nasce senza rimprovero
sopra le mani di questo bambino, esperte,
che conquistano le acque e la notte.
Mi basti conoscere
che Tu mi conosci
interamente, prima dei miei giorni».[104]
CONCLUSIONE
LA MADRE DELL’AMAZZONIA
n111. Dopo aver condiviso alcuni sogni, esorto tutti a procedere su vie concrete che permettano di trasformare la realtà dell’Amazzonia e di liberarla dai mali che la affliggono. Ora eleviamo lo sguardo a Maria. La Madre che Cristo ci ha lasciato, pur essendo l’unica Madre di tutti, si manifesta in Amazzonia in diversi modi. Sappiamo che «gli indigeni hanno un incontro vivo con Cristo attraverso molte vie; ma la via mariana ha contribuito più di tutte a questo incontro». Di fronte alla bellezza dell’Amazzonia, che abbiamo scoperto sempre meglio durante la preparazione e lo svolgimento del Sinodo, credo che la cosa migliore sia concludere questa Esortazione rivolgendoci a lei:
Madre della vita,
nel tuo seno materno si è formato Gesù,
che è il Signore di tutto quanto esiste.
Risorto, Lui ti ha trasformato con la sua luce
e ti ha fatta regina di tutto il creato.
Per questo ti chiediamo, o Maria,
di regnare nel cuore palpitante dell’Amazzonia.
Mostrati come madre di tutte le creature,
nella bellezza dei fiori, dei fiumi,
del grande fiume che l’attraversa
e di tutto ciò che freme nelle sue foreste.
Proteggi col tuo affetto questa esplosione di bellezza.
Chiedi a Gesù che effonda tutto il suo amore
sugli uomini e sulle donne che vi abitano,
perché sappiano ammirarla e custodirla.
Fa’ che il tuo Figlio nasca nei loro cuori,
perché risplenda nell’Amazzonia,
nei suoi popoli e nelle sue culture,
con la luce della sua Parola, col conforto del suo amore,
col suo messaggio di fraternità e di giustizia.
Che in ogni Eucaristia
si elevi anche tanta meraviglia
per la gloria del Padre.
Madre, guarda i poveri dell’Amazzonia,
perché la loro casa viene distrutta
per interessi meschini.
Quanto dolore e quanta miseria,
quanto abbandono e quanta prepotenza
in questa terra benedetta,
traboccante di vita!
Tocca la sensibilità dei potenti
perché, se anche sentiamo che è già tardi,
tu ci chiami a salvare
ciò che ancora vive.
Madre del cuore trafitto,
che soffri nei tuoi figli oltraggiati
e nella natura ferita,
regna tu in Amazzonia
insieme al tuo Figlio.
Regna perché nessuno più si senta padrone
dell’opera di Dio.
In te confidiamo, Madre della vita,
non abbandonarci
in questa ora oscura.
Amen.
[3] Ana Varela Tafur, “Timareo”, in Lo que no veo en visiones, Lima (1992).
[4] Jorge Vega Márquez, “Amazonia solitária”, in Poesía obrera, Cobija-Pando-Bolivia 2009, 39.
[23] Yana Lucila Lema, Tamyahuan Shamakupani (Con la lluvia estoy viviendo), 1, in http://siwarmayu.com/es/yana-lucila-lema-6-poemas-de-tamyawan-shamukupani-con-la-lluvia-estoy-viviendo/.
[33] Juan Carlos Galeano, “Paisajes”, in Amazonia y otros poemas, Universidad Externado de Colombia, Bogotá 2011, 31.
[34] Javier Yglesias, “Llamado”, in Revista peruana de literatura, n. 6 (giugno 2007), 31.
[53] Euclides da Cunha, Los Sertones (Os Sertões), Buenos Aires 1946, 65-66.
[54] Pablo Neruda, “Amazonas”, in Canto General (1938), I. IV.
[56] Amadeu Thiago de Mello, Amazonas, patria da agua.
[58] Juan Carlos Galeano, “Los que creyeron”, in Amazonia y otros poemas, Universidad Externado de Colombia, Bogotá 2011, 44.
[104] Pedro Casaldáliga, “Carta de navegar (Por el Tocantins amazónico)”, in El tiempo y la espera, Santander 1986.
[105] San Tommaso d’Aquino lo spiega così: «Il triplice modo in cui Dio è nelle cose: una è comune, per essenza, presenza e potenza; un’altra, per la grazia, nei santi; la terza, singolare, in Cristo, per unione» (Ad Colossenses, II, 2).