L’AUGURIO DI NATALE DEL VESCOVO OSCAR
Sono noti i tentativi di offuscare il Natale del Signore, non solo con le proposte sconcertanti, provenienti da chi in Europa vorrebbe deciderne gli orientamenti e le sorti, dimentichi che il nostro Continente non ha smarrito le radici cristiane assieme ad altre ricchezze culturali.
Spesso, anche nel nostro ambiente, nel festeggiare il Natale, molti sono portati con molta disinvoltura a non sottolineare abbastanza, se non a dimenticare, chi sia il Festeggiato!
Come discepoli del Signore, umilmente, vogliamo tuttavia imprimere un forte richiamo, per nulla polemico, ma centrale, alla gioia della Incarnazione e sottolineare come, con la sua prima venuta nella carne, Gesù Cristo, il Verbo visibile, parola fatta carne, abbia permesso all’uomo di diventare Dio, come afferma S. Ireneo di Lione: “L’uomo è reso simile al Padre invisibile grazie al Verbo visibile”. Da qui viene riconosciuta la straordinaria grandezza dell’uomo, di ogni uomo in particolare, chiamato da Dio a vivere nella condizione permanente di figliolanza (e quindi di speciale intimità) con Lui, in un mondo di fratelli e sorelle, con un unico Padre comune.
Il Natale del Signore segna la nascita di nuovi rapporti filiali con Dio, ma anche genera una sorprendente, intensa relazione tra fratelli, molto diversi tra loro, ma uniti nel comune destino e da una pace che è dono dall’Alto.
Ecco spiegato il motivo della nostra gioia evangelica. Essa è dovuta alla certezza di essere figli amati gratuitamente, come viene ricordato nella nuova versione liturgica nell’Inno: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore”.
Noi siamo messi in grado di crescere nella nostra umanità solo quando abbiamo la percezione di essere amati.
Troppo spesso vorremmo avere la garanzia di meritare l’amore che ci viene riservato. Siamo presi dall’ansia di dover corrispondere a qualche criterio di merito. Davanti a Dio, invece, non si tratta di dover dimostrare nulla. Occorre solo accogliere il suo amore. Dio non esige reciprocità, anche se la desidera intimamente.
“Nel Suo grande amore, Dio non ha voluto costringere la nostra libertà, anche se avrebbe potuto farlo, ma ci ha lasciati venire a lui con il solo amore del nostro cuore” (Isacco il Siro).
Con la nascita di Gesù, il Figlio amato, Dio Padre stabilisce una prossimità unica e insuperabile, così che, per il suo amore preveniente e gratuito, la vita di tutti può fiorire e acquistare sapore. Ogni uomo e donna, in ogni tempo e luogo sulla terra, è alla ricerca proprio di questo. Qui nasce la gioia evangelica, intima e profonda, definita da Chesterton “il gigantesco segreto” del cristianesimo. Gesù la manifestò nella sua vita terrena con gesti capaci di amicizia, di stupore e di bellezza.
A noi il grande compito e la missione di significarla agli uomini del nostro tempo. Una gioia che va ben oltre le dinamiche prodotte dal consumismo, ma che ci riempie il cuore di pace, ci colma di serenità e anche di ottimismo evangelico. Dio abita con noi e ritma di speranza i nostri giorni. Questo è il messaggio che ci contraddistingue in questo Natale, nonostante il perdurare della incertezza della pandemia e che vogliamo condividere con tutti.