Santuario della SS. Trinità Misericordia Maccio di Villa Guardia (CO)
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Pregare per i vescovi


Sabato 29 Settembre 2018


Il Santo Padre ha deciso di invitare tutti i fedeli, di tutto il mondo, a pregare il Santo Rosario ogni giorno
, durante l’intero mese mariano di ottobre;

e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi.

I mistici russi e i grandi santi di tutte le tradizioni consigliavano, nei momenti di turbolenza spirituale, di proteggersi sotto il manto della Santa Madre di Dio pronunciando l’invocazione “Sub tuum praesídium”.

“Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus,
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta”.

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o vergine gloriosa e benedetta.


Con questa richiesta di intercessione, il Santo Padre chiede ai fedeli di tutto il mondo di pregare perché la santa Madre di Dio ponga la Chiesa sotto il suo manto protettivo: per preservarla dagli attacchi del maligno, il grande accusatore, e renderla allo stesso tempo sempre più consapevole delle colpe, degli errori, degli abusi commessi nel presente e nel passato, e impegnata a combattere senza nessuna esitazione affinché il male non prevalga.


Il Santo Padre ha chiesto anche che la recita del Santo Rosario durante il mese di ottobre si concluda con la preghiera scritta da Leone XIII:


“Sancte Míchael Archángele, defénde nos in próelio;
contra nequítiam et insídias diáboli esto praesídium.
Imperet illi Deus, súpplices deprecámur,
tuque, Prínceps milítiae caeléstis,
Sátanam aliósque spíritus malígnos,
qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo,
divína virtúte, in inférnum detrúde. Amen”.


San Michele Arcangelo, difendici nella lotta,
sii nostro presidio contro le malvagità e le insidie del demonio.
Capo supremo delle milizie celesti,
fa’ sprofondare nell’inferno, con la forza di Dio,
Satana e gli altri spiriti maligni
che vagano per il mondo per la perdizione delle anime. Amen.

(dal: Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, 29.09.2018. [B0707]. - w2.vatican.va.)




PAPA FRANCESCO - MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE. Pregare per i vescovi - Martedì, 11 settembre 2018.


(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVIII, n.206(p.8), 12/09/2018)


- «In questi tempi sembra che il Grande Accusatore si sia sciolto e ce l’abbia con i vescovi», cercando «di svelare i peccati, che si vedano, per scandalizzare il popolo». Ma «la forza del vescovo — uomo di preghiera, in mezzo al popolo e che si sente scelto da Dio — contro il Grande Accusatore è la preghiera, quella di Gesù su di lui e quella propria». È una preghiera «per i nostri vescovi: per me, per questi che sono qui davanti e per tutti i vescovi del mondo» che Papa Francesco ha chiesto celebrando, martedì 11 settembre, la messa a Santa Marta. E ai vescovi ha raccomandato di essere sempre «vicino al popolo di Dio, senza andare verso una vita aristocratica» che toglie la loro «unzione» e senza fare l’«arrampicatore» o «cercare rifugio dai potenti e dalle élite».

«Tocca il cuore la semplicità, anche la trasparenza, con la quale Luca ci racconta l’elezione degli apostoli, dei primi vescovi» ha fatto presente il Papa, commentando il passo evangelico proposto oggi dalla liturgia (Luca 6, 12-19). E ha subito attualizzato la riflessione, ricordando che in questo periodo «qui a Roma si stanno facendo — uno è finito già — tre corsi per i vescovi». È stato promosso, ha raccontato, un corso «di aggiornamento per i vescovi che hanno fatto dieci anni di episcopato» ed «è finito in questi giorni».

E intanto, ha spiegato il Pontefice, «in questo momento stanno facendo due corsi: uno per settantaquattro vescovi che appartengono alle diocesi che fanno riferimento alla Congregazione di Propaganda Fide». E un altro a cui partecipano «centotrenta-centoquaranta» presuli «che appartengono alla Congregazione per i vescovi». Dunque, ha rilanciato il Papa, tutti «nuovi vescovi, più di duecento», partecipanti a «questi due corsi». E così, ha confidato, «ho pensato che in questo tempo così», in cui «in Vaticano si fa questo lavoro con i nuovi vescovi, forse sarà buono meditare un po’ su questa elezione dei vescovi: come Gesù l’ha fatta, la prima volta, e cosa ci insegna».

«Sono tre cose — ha affermato Francesco in proposito — che colpiscono dell’atteggiamento di Gesù». Anzitutto «che Gesù prega». Scrive l’evangelista Luca: «Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio». Il «secondo» atteggiamento è che «Gesù sceglie: è Lui a scegliere i vescovi». E, «terzo, Gesù scende con loro in un luogo pianeggiante e trova il popolo: in mezzo al popolo». Proprio queste, ha chiarito il Pontefice, sono le «tre dimensioni dell’ufficio episcopale: pregare, essere eletto e essere con il popolo».

«Gesù prega, e prega per i vescovi» ha proseguito il Papa. «È la grande consolazione che un vescovo ha nei momenti brutti: Gesù prega per me. In questo momento, Gesù prega per me». Del resto «lo ha detto esplicitamente a Pietro: “Io pregherò per te, perché la tua fede non venga meno”». Infatti, ha insistito Francesco, Gesù «prega per tutti i vescovi. In questo momento, davanti al Padre, Gesù prega. Il vescovo trova consolazione e trova forza in questa consapevolezza che Gesù prega per lui, sta pregando per lui». E «questo lo porta a pregare». Perché «il vescovo è un uomo di preghiera».

«Pietro aveva questa convinzione — ha fatto notare il Pontefice — quando annuncia al popolo il compito dei vescovi: “A noi la preghiera e l’annuncio della parola”. Non dice: “A noi l’organizzazione dei piani pastorali”». Spazio alla «preghiera e all’«annuncio della parola», dunque. In questo modo «il vescovo si sa protetto dalla preghiera di Gesù, e questo lo porta a pregare». Che del resto «è il primo compito del vescovo. Pregare per il popolo di Dio, per se stesso, per il popolo di Dio. Il vescovo è uomo di preghiera».

«La seconda dimensione che vediamo qui — ha continuato il Papa — è che Gesù “scelse” i dodici: non sono loro a scegliere». E «questo anche nei discepoli: quell’indemoniato a Gerasa voleva andare dietro a Gesù», dopo la liberazione dai demoni. Ma in sostanza Gesù gli rispose «no, io non ti scelgo, tu rimani qui e fai del bene qui». Perché «il vescovo fedele sa che lui non ha scelto; il vescovo che ama Gesù non è un arrampicatore che va avanti con la sua vocazione come fosse una funzione, forse guardando a un’altra possibilità di andare avanti e di andare su». In realtà «il vescovo si sente scelto. E ha proprio la certezza di essere stato scelto. E questo lo porta al dialogo con il Signore: “Tu hai scelto me, che sono poca cosa, che sono peccatore”. Ha l’umiltà. Perché lui, quando si sente scelto, sente lo sguardo di Gesù sulla propria esistenza e questo gli dà la forza».

Insomma, il vescovo è «uomo di preghiera, uomo che si sente scelto da Gesù». E poi come terzo elemento, ha aggiunto Francesco, è «uomo che non ha paura di scendere in un luogo pianeggiante ed essere vicino al popolo: è proprio il vescovo che non si allontana dal popolo; anzi, sa che nel popolo c’è una unzione per il suo mestiere e trova nel popolo la realtà di essere apostolo di Gesù». Ecco «il vescovo che non rimane distante dal popolo — ha affermato il Pontefice — che non usa atteggiamenti che lo portano a essere distante dal popolo; il vescovo tocca il popolo e si lascia toccare dal popolo. Non va a cercare rifugio dai potenti, dalle élite, no. Saranno le élite a criticare il vescovo; il popolo ha questo atteggiamento di amore verso il vescovo, e ha questa, come fosse, unzione speciale: conferma il vescovo nella vocazione».

«Uomo in mezzo al popolo, uomo che si sente scelto da Dio e uomo di preghiera: questa è la forza del vescovo» ha ripetuto il Papa, suggerendo che «fa bene ricordarlo, in questi tempi in cui sembra che il Grande Accusatore si sia sciolto e ce l’abbia con i vescovi. È vero, ci sono, tutti siamo peccatori, noi vescovi». Il Grande Accusatore, ha affermato il Pontefice, «cerca di svelare i peccati, che si vedano, per scandalizzare il popolo. Il Grande Accusatore che, come lui stesso dice a Dio nel primo capitolo del Libro di Giobbe, “gira per il mondo cercando come accusare”. La forza del vescovo contro il Grande Accusatore è la preghiera, quella di Gesù su di lui e quella propria; e l’umiltà di sentirsi scelto e rimanere vicino al popolo di Dio, senza andare verso una vita aristocratica che gli toglie questa unzione».

In conclusione Francesco ha invitato a pregare «oggi per i nostri vescovi: per me, per questi che sono qui davanti e per tutti i vescovi del mondo». -