da: L’OSSERVATORE ROMANO Anno CLVIII n. 226 (47.959). art. pag.6-7. - venerdì 5 ottobre 2018
"Comunione condivisione e corresponsabilità"
La relazione prima della discussione
Altre parole rilevanti per questo sinodo (c.2.5)
- (...) Una volta chiarite le quattro parole chiave del sinodo — discernimento, giovani,fede e vocazione — altri termini e temi saranno da riprendere e ricalibrare perché possano essere di ausilio per una rinnovata impostazione del nostro pensare ed agire ecclesiale.
Penso al tema dell’ascolto, che è il primo e più importante modo di avvicinarsi con rispetto ai giovani, camminando con loro. Perché, in questo cammino di preparazione al sinodo, ci siamo ritrovati “in debito di ascolto”? Siamo Chiesa in ascolto? Come ascoltiamo? Quali conversioni sono necessarie per ascoltare la voce dei giovani oggi?
Oppure al tema della ricerca , che oggi più che mai caratterizza la vita di questa generazione. In che modo rispettiamo e accompagniamo la ricerca dei giovani? Siamo testimoni autentici di fraternità, solidarietà e giustizia, così da risultare credibili e propositivi ai loro occhi? In che modo accogliamo i loro desideri e le loro aspettative?
Mi riferisco anche all’arte dell’accompagnamento. È la “competenza” più richiesta dai giovani ed insieme una delle difficoltà più grandi emerse dalla preparazione al Sinodo: abbiamo pochi adulti adatti dal punto di vista spirituale, pedagogico e vocazionale ad accompagnare i giovani nel loro discernimento vocazionale. E i giovani stessi, a questo proposito, si sono mostrati assai esigenti (cfr. Instrumentum laboris, nn. 130-132). Chiarificare la natura dell’accompagnamento e predisporre una formazione adeguata a tutti i livelli ecclesiali è una delle grandi sfide di questo sinodo.
Per questo, insieme all’accompagnamento, emerge l’importanza della formazione, che va declinata in varie forme specificata per i vari ambienti: formazione culturale e biblica, teologica ed ecclesiologica, spirituale e pedagogica; preparazione adeguata degli educatori che vivono nei vari ambienti di vita dei giovani; formazione specifica per i formatori nei seminari e nelle case di formazione.
Anche sul tema dell’annuncio del Vangelo sarà opportuno confrontarci, perché molte volte le nostre comprensioni e le nostre pratiche appaiono tanto diverse. Quali sono le ragioni che ci spingono ad annunciare Gesù? Quale relazione vi è tra accompagnamento e annuncio? Quali modalità di annuncio verso i giovani sono più adeguate, coinvolgenti, rispettose ed efficaci?
Un’altra parola da chiarire è certamente comunità. I giovani chiedono una Chiesa autentica, più relazionale, impegnata per la giustizia. È evidente che un sinodo sui giovani non parlerà solo dei giovani: sarà opportuno confrontarsi circa il volto della comunità e della Chiesa che stiamo offrendo ai giovani.
Quali cammini di fraternità sono necessari per diventare attrattivi per i giovani? Quali conversioni sono necessarie per assumere un volto profetico? Quale integrazione e protagonismo riserviamo ai giovani nelle nostre comunità?
Siamo qui come rappresentanti delle nostre Chiese locali, così che tutti possano avere voce in questo sinodo. La nostra parola sarà preziosa e arricchente solo se ognuno di noi sarà disponibile a mettersi umilmente in ascolto. Ho affermato più volte che questo sinodo dovrà brillare come momento di discernimento nello Spirito, dove innanzitutto ci mettiamo insieme in ascolto del Dio vivo e vero, che ha parlato una volta per tutte attraverso il figlio Gesù e che continua a parlarci attraverso la storia degli uomini.
Qual è dunque il nostro compito? Per prima cosa quello di essere disponibili all’azione di Dio in mezzo a noi, sicuri della promessa di Gesù:«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Matteo 18, 20).
Siamo tanti, quindi abbiamo la certezza che il Signore Gesù sarà misteriosamente e quotidianamente presente in mezzo a noi per mezzo del suo Spirito, che continua a parlare alla sua Chiesa.
Anche qui la promessa di Gesù non lascia alcun dubbio in proposito: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io ho detto» (Giovanni 14, 26). Se vivremo il tempo che ci è dato di trascorrere insieme in questo clima spirituale sarà per noi possibile raggiungere il triplice frutto del discernimento che il Santo Padre e la Chiesa ci chiedono di compiere: riconoscere le sfide da affrontare, interpretare ciò che si è riconosciuto alla luce della fede e operare scelte coraggiose di rinnovamento. -
dal sito: www.osservatoreromano.va
Synod18 – 2ª Congregazione Generale:
Intervento di Briana Regina Santiago, delle “Apostole della Vita Interiore” (Stati Uniti d'America), 04.10.2018.
INTERVENTO DI BRIANA REGINA SANTIAGO,
DELLE “APOSTOLE DELLA VITA INTERIORE” (STATI UNITI D'AMERICA),
UDITRICE AL SINODO DEI VESCOVI. (05/10/2018).
Santo Padre, e tutti qui presenti, mi chiamo Briana Santiago, ho 27 anni, e vengo da San Antonio, Texas. Ho appena cominciato il quinto anno di formazione con la comunità di consacrate “Apostole della Vita Interiore”, e il quarto anno di studi filosofici e teologici presso la Pontifica Università Lateranense qui a Roma.
Noi giovani di oggi siamo in ricerca; ricerca del senso della vita, ricerca di lavoro, ricerca della nostra strada o vocazione, ricerca della nostra identità. «I giovani sognano sicurezza, stabilità e realizzazione personale… di trovare un posto a cui possono sentire di appartenere». Feriti dalla solitudine, fragilità familiare, e ansia esistenziale, chiediamo dalla Chiesa di essere accompagnati da «testimoni viventi, in grado di evangelizzare attraverso la loro vita». Riconosciamo l’utilità dello «scambio di informazioni, ideali, valori e interessi comuni» che ci è possibile attraverso internet, ma anche come la tecnologia usata in modo disumano può creare «una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana».
La maggior parte di ciò che ho appena elencato è frutto della riflessione fatta durante la Riunione presinodale dello scorso marzo. Ho partecipato accogliendo i giovani di lingua inglese che si sono collegati tramite i social media, ed ero fisicamente presente fra i trecento delegati mentre si svolgeva la riflessione. Condivido con voi che ero sorpresa da quanti desideri noi giovani abbiamo in comune nonostante le molteplici provenienze e culture. C’era tanta gioia in quell’aula: la gioia di conoscere ed essere conosciuti, che si sentiva nelle risate, i canti, e le chiacchiere durante le pause. Noi giovani desideriamo dialogo, autenticità, partecipazione e lì ci siamo trovati accolti da adulti che erano disponibili e desiderosi di conoscere ciò che portiamo nel cuore. È stata un’esperienza di fraternità fra persone molto diverse, alcune anche appartenenti ad altre religioni o non credenti, che hanno vissuto sette giorni di comunione e condivisione reciproca.
Riconosciamo che ci sono tante esigenze nel mondo, tanti temi su cui bisogna riflettere e dialogare, e allora siamo ancora più grati che in questo momento storico la Chiesa stia ponendo l’attenzione su di noi e tutto ciò che ci riguarda. Questo è un onore e per noi anche una grande responsabilità, di essere trasparenti e consapevoli delle nostre fragilità per poter aiutare non solo noi stessi, ma anche le generazioni che verranno dopo di noi.
A livello più personale, condivido con voi che il Signore mi ha condotta a Roma per discernere seriamente la vita consacrata, non solo perché la mia famiglia è Cattolica praticante, ma anche grazie ad ogni persona che si è fatta Provvidenza nel mio cammino. Il mio parroco a San Antonio si è fatto uno di noi, e nella sua vicinanza ho visto una Chiesa accogliente che aveva a cuore anche il membro più piccolo, e mi sono sciolta davanti a quell’amore. I miei catechisti non parlavano solo di regole, ma anche della loro relazione personale con Cristo, che ha cambiato la mia immagine di Dio da giudice a Padre. All’università poi ho incontrato una consacrata che ha preso sul serio tutto quello che vivevo e mi ha accompagnato, aiutandomi a pregare e a sviluppare la mia vita interiore. Come è stato per me, credo che tutti noi giovani abbiamo bisogno di essere prima ascoltati, e poi guidati ad entrare più profondamente in noi stessi. «In breve, [vogliamo] essere incontrati lì dove siamo — intellettualmente, emotivamente, spiritualmente, socialmente e fisicamente».
Mi unisco a tutti voi nella speranza che lo Spirito possa scendere su ognuno di noi e illuminare ciò che ci porterà sempre più vicino alla felicità, all’incontro con Cristo nella pienezza della vita e dell’amore.
dal sito: press.vatican.va