Appunti per l’omelia di don Italo Mazzoni
A distanza di tre anni dall’attribuzione della qualifica di Santuario alla chiesa di Maccio, mi rendo conto di una significativa coincidenza che merita di essere approfondita: la nascita in contemporanea del Santuario a Maccio e della Missione in Perù.
In quei giorni, nel 2010, con altri due responsabili diocesani e i primi missionari fidei donum della diocesi mi trovavo in Perù, per scegliere con il Vescovo Lino, vescovo della diocesi di Carabayllo in Lima, la zona in cui far fiorire la nuova missione fidei donum della Diocesi di Como.
Nel frattempo, qui, in questa chiesa, il nostro Vescovo Diego intitolava il Santuario alla Santissima Trinità Misericordia, nominava il rettore e invitava fedeli, sacerdoti, laici e consacrati alla preghiera e alla fede.
Il Signore ci mostrava, nel segno delle coincidenze umane, il profondo legame tra la preghiera e la missione. E ci mostrava il contenuto della preghiera e della missione, che è il medesimo: l’incontro con la Misericordia di Dio. Nella preghiera la invochiamo, la riceviamo, la gustiamo e l’abbracciamo. Nella Missione la Chiesa si fa segno fisico della Misericordia di Dio che cerca l’uomo, ogni uomo, nelle più lontane periferie geografiche, ma anche umane ed esistenziali, come ci sta insegnando Papa Francesco: sono “le periferie del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, dell’ignoranza e dell’indifferenza religiosa, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria” (J. M. Bergoglio, 7 marzo 2013).
Diventa sempre più importante discernere i segni dell’avvicinarsi di Dio a noi. La prima lettura ci presenta un re, Baldassàr, come un uomo superficiale che fa portare per il banchetto i vasi d’oro e d’argento che suo padre Nabucodonosor aveva asportato dal tempio di Gerusalemme. Aveva intenzioni sacrileghe? Forse no, ma certo voleva mostrare la sua ricchezza, dimenticando che quei vasi erano segno di qualcosa di più grande. Riflettiamo: c’è un vaso, d’oro o di argento, un contenitore di metallo nobile o informatico che sia più prezioso di un uomo, la creatura che contiene l’immagine di Dio? No: l’uomo è l’unico vaso veramente sacro per Dio. Quante volte, invece, l’uomo è usato dimenticando la sua dignità. L’uomo è il tempio di Dio, l’uomo non può e non deve essere usato, calpestato, violentato, ignorato, deriso, alienato, venduto, scacciato o non accolto.
Il Santuario oggi è un segno di qualcosa e di qualcuno.
Il qualcosa è l’esperienza spirituale forte, profonda, mistica, sofferta che qui è iniziata e qui ancora continua nella vita di un uomo.
Il qualcuno è Gesù che ci attira alla sua mensa, al suo pane di vita, al suo calice di amore gratuito, al suo costato aperto dal quale esce sangue ed acqua.
Il qualcosa sono i segni della vita di Dio ai quali siamo richiamati, quelli per cui c’è bisogno di una catechesi: la croce, l’acqua sulla pietra dell’altare che baciamo con amore, le preghiere che ci sono state consegnate, gli scritti, i consigli spirituali che tanti hanno ricevuto, pur essendo sconosciuti a chi li pronunciava.
Il qualcuno sono i tanti pellegrini, in un movimento silenzioso e implorante, che qui cercano fede e serenità. Lasciatemi pronunciare questa parola, così in sintonia col cielo: serenità. Ne abbiamo bisogno nelle prove della vita, nelle responsabilità, nell’educazione, nella politica, nei rapporti umani.
Il qualcosa è il livello alto di competenza ecclesiale a cui sono stati consegnati gli scritti e le prime indagini ecclesiali: la Congregazione per la dottrina della Fede, l’organismo che sta studiando anche le apparizioni di Medjugorje. La Congregazione si riserva tempo, chiede assoluta riservatezza, attende la conclusione delle possibili rivelazioni private per poter esprimere il suo giudizio. Nel frattempo ci invita alla preghiera, allo studio dei testi, alla raccolta delle testimonianze, all’umiltà.
Il Santuario oggi è segno di qualcosa e di qualcuno.
Il qualcuno è la Trinità, mistero principale della fede cristiana. La nostra fede in Gesù è fede nel Dio Trino ed Uno.
Dal sapere che esiste la Trinità, occorre passare al vivere della Trinità, per godere la gioia della Misericordia che da Dio rifluisce in ogni istante su tutti noi, sue creature.
Che cosa ci aiuta a ricordarci di Dio e a comunicare Dio nel nostro tempo? Occorrono parole semplici e gesti concreti, che ci facciano sentire intenzioni e sentimenti di Dio, che ha voglia di dirci così: Io, amore, carità e misericordia mi rivelo e mi dono a te. A te uomo, a te donna, a te bambino o bambina. A te dove sei e come sei, anche immerso nel più oscuro dei peccati. Ti attiro e faccio nuovo tutto di te, in Gesù, uomo come te, ma uno in Me Trinità misericordia. Per il nostro dono, sempre presente nell’Eucaristia, io, Santissima Trinità Misericordia, mi dono a te e ti riporto a me. Anche se tu sei lontano da me, io ti cerco e, custodendo la tua libertà, ti riporto a me. Questa è la misericordia: non smetter mai di cercarti. Questo è l’amore: non dimenticarmi di te neppure per un istante. Questa è la carità e la mia intensa gioia: trovarti e abbracciarti.
Così se qualcuno dovesse chiedermi a che cosa serve il Santuario di Maccio, in mezzo a tanti santuari che già c’erano, mi sento di rispondere: il Santuario di Maccio è un nuovo abbraccio di Dio. L’amore ha tanti gesti: qui Dio, Trinità misericordia, ci abbraccia!
Ieri Papa Francesco ha consegnato alla Chiesa un documento, l’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”. Ecco che cosa ci dice della vita cristiana: “L’identità cristiana, che è quell’abbraccio battesimale che ci ha dato da piccoli il Padre, ci fa anelare, come figli prodighi – e prediletti in Maria –, all’altro abbraccio, quello del Padre misericordioso che ci attende nella gloria. Far sì che il nostro popolo si senta come in mezzo tra questi due abbracci, è il compito difficile ma bello di chi predica il Vangelo” (EG, 144).
E della Misericordia, di cui parla una trentina di volte, dice:
“Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore». Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte…
Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti!” (EG, 3).
Allora “Amore” lo scriveremo con la A maiuscola di Abbraccio e Missione con la M maiuscola di Misericordia.
Ora possiamo tranquillamente metterci le mani tra i capelli, non per disperazione, ma per fede: “Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Gesù ci indica un particolare quasi insignificante del nostro corpo per dirci tutta la sua attenzione: non l’occhio, o il piede, la mano o il cuore. Un semplice pelo sulla nostra testa: un capello. Tra questi capelli ci sono quelli che cadono per l’avanzare degli anni, i capelli strappati dalla violenza sulle donne, i capelli caduti a motivo della chemioterapia, i capelli che si staccano dalla cute dei defunti. Ma anche semplicemente quelli che restano sulla nostra spazzola al mattino.
C’è nel Vangelo un’apparente e inquietante contraddizione: ci vengono indicate le possibili persecuzioni, preannunciati i tradimenti perfino dei nostri cari e ci viene promessa tutta l’attenzione di Dio anche solo ad uno dei nostri capelli. Che cosa significa? Si tratta di una bella promessa che si compie nella perseveranza: nulla ci impedirà di costruire la nostra vita sull’amore. Anzi: perfino le difficoltà diventeranno un’occasione grande come è stata la croce per Gesù.
E continueremo, in ogni occasione della vita, a scrivere “Amore” con la A maiuscola di Abbraccio e Missione con la M maiuscola di Misericordia.
Santuario di Maccio, sei un dono di Dio! Santuario della Santissima Trinità Misericordia, buon compleanno!
Audio dell' omelia
ROSARIO PER LA PACE
Registrazione del Rosario recitato presso il Santuario di Maccio il giorno 08/09/2013, insieme al gruppo della "Piccola casa della Provvidenza" di Gallivaggio:
Omelia di don Luigi Savoldelli,
Rettore del Santuario
Santa Messa di Pentecoste
Maccio di Villa Guardia (Co),
Santuario della Santissima Trinità Misericordia,
sabato 18 maggio 2013 - S. Messa prefestiva.
Vangelo secondo Giovanni
(Gv 14,15-16.23-26)
Audio dell'omelia in formato MP3
Canto - TU SEI VIVO FUOCO
TU SEI VIVO FUOCO (Testo del canto d'offertorio)
1 - Tu sei vivo fuoco che trionfi a sera, del mio giorno sei la brace.
Ecco, già rosseggia di bellezza eterna questo giorno che si spegne.
Se con te, come vuoi, l'anima riscaldo, sono nella pace.
2 - Tu sei fresca nube che ristori a sera, del mio giorno sei rugiada.
Ecco, già rinasce di freschezza eterna questo giorno che sfiorisce.
Se con te, come vuoi, cerco la sorgente, sono nella pace.
3 - Tu sei l'orizzonte che s'allarga a sera, del mio giorno sei dimora.
Ecco, già riposa in ampiezza eterna questo giorno che si chiude.
Se con te, come vuoi, m'avvicino a casa, sono nella pace.
4 - Tu sei voce amica che mi parli a sera, del mio giorno sei conforto.
Ecco, già risuona d'allegrezza eterna questo giorno che ammutisce.
Se con te, come vuoi, cerco la Parola, sono nella pace.
5 - Tu sei sposo ardente che ritorni a sera, del mio giorno sei l'abbraccio.
Ecco, già esulta di ebbrezza eterna questo giorno che sospira.
Se con te, come vuoi, mi consumo amando, sono nella pace.
II domenica di Pasqua (anno c) o della Divina Misericordia
Maccio di Villa Guardia (Co), Santuario della Santissima Trinità Misericordia,
sabato 6 aprile 2013 - S. Messa prefestiva
Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,19-31
Audio dell'omelia in formato MP3
La Supplica alla Santissima Trinità Misericordia
trova la sua fonte nell’esperienza spirituale da cui è nato il Santuario della Santissima Trinità Misericordia di Maccio (Villa Guardia – Co-), nel quale riconosco una proposta spirituale di grande valore per noi e per la Chiesa: si tratta di un’ulteriore conferma del coinvolgimento della Misericordia di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, nella nostra storia e nel nostro tempo.
La professione di fede dell’Apostolo Tommaso, «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28), evidenzia la centralità di Cristo nell’opera della Redenzione, dono dell’unico Dio, da cui tutto proviene e a cui tutto fa ritorno.
I verbi «contemplo, adoro e prego» mettono in risalto la risposta della Chiesa a questo grande Mistero che si fa dono: essa contempla, nel mistero ineffabile del Verbo fatto uomo, la comunione di Dio, Trinità d’amore, che nel Verbo si rivela a noi. Per questo, nella gioia adora l’unico e Trino Dio e, nella speranza certa, eleva a lui la sua preghiera di abbandono confidente (cfr 1Cor 15,28).
Affido questa preghiera alle nostre comunità, affinché possa confermarci nella certezza che il Signore cammina ogni giorno con noi, ci conforta e ci sostiene.
Como, 24 febbraio 2013.
+ Diego, Vescovo di Como
Modo di ordinare la Preghiera
- La Supplica si recita usando la corona del rosario.
- Inizia con il Segno della croce, la preghiera del Padre nostro e l’invocazione «Santissima Trinità, Misericordia infinita, io confido e spero in te».
- Seguono l’enunciazione del Mistero da meditare, la proclamazione della lettura biblica, una breve pausa di silenzio, la preghiera del Padre nostro.
- Alternando solista e popolo, per dieci volte si ripete l’invocazione: «Mio Signore e mio Dio…».
- La recita della «Preghiera alla Trinità» e del «Gloria al Padre…» concludono la decina.
- Alla fine delle cinque decine, dopo il «Gloria al Padre…», si eleva, culmine della Supplica, da recitare possibilmente in ginocchio, la Preghiera di Contemplazione e adorazione alla Trinità in relazione al Mistero Eucaristico: «Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo…».
- La Supplica si conclude con la «Preghiera alla Trinità Misericordia per il dono della Vergine Immacolata», invocando Maria, Dono della Misericordia, come Madre della Chiesa e come Guida all’incontro col Figlio che ci rivela l’ineffabile Mistero d’Amore del Dio Uno e Trino.
- Se la guida della preghiera è un sacerdote o un diacono, egli benedice il popolo. Se è un laico, conclude con la formula «Il Signore ci benedica…».
I cinque Misteri:
1. L’Immacolata concezione di Maria
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». (Luca 1,26-28; oppure Isaia 61,10).
2. L’incarnazione del Verbo
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità (Giovanni 1 1.14; oppure Luca 1,34-35).
3. La passione di Gesù
[Gesù disse:] «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!» (Giovanni 12,27-28; oppure Luca 22,40b-42).
4. La morte di Gesù in croce
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». (Giovanni 8,28-29; oppure Luca 23,44-46).
5. La risurrezione di Gesù
Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!» (Giovanni 20,26-28; oppure Giovanni 20,19-22).
La Supplica
Guida: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
Popolo: Amen.
Padre nostro…
Santissima Trinità, Misericordia infinita, io confido e spero in Te.
Annuncio del mistero
Lettura Biblica e breve pausa di silenzio
Padre nostro
Per dieci volte:
Mio Signore e Mio Dio,
per il dono della tua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione,
contemplo, adoro e prego:
Santissima Trinità, Misericordia infinita, io confido e spero in Te.
Al termine della decina, la Preghiera alla Trinità e il Gloria:
Preghiera alla Trinità
Santissima Trinità, Misericordia infinita,
io confido e spero in Te!
Santissima Trinità, Misericordia infinita,
nella Luce impenetrabile del Padre che ama e che crea;
Santissima Trinità, Misericordia infinita,
nel Volto del Figlio che è Parola che si dona;
Santissima Trinità, Misericordia infinita,
nel Fuoco bruciante dello Spirito che dà vita;
Santissima Trinità, Misericordia infinita,
io confido e spero in Te!
Tu, che ti sei donata tutta a me,
fa’ che io mi doni tutto a Te:
rendimi testimone del Tuo amore,
in Cristo mio Fratello, mio Redentore e mio Re.
Santissima Trinità, Misericordia infinita,
io confido e spero in Te!
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Preghiera di adorazione e di contemplazione alla Trinità
Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo,
Misericordia infinita,
Vi adoro profondamente e Vi contemplo
nel Corpo, Sangue, Anima e Divinità
di Nostro Signore Gesù Cristo,
nel quale Ti sei donata a noi
e sei presente su tutti gli altari della terra.
Per questo vengo a Voi e Vi chiedo perdono
per i peccati miei e di tutti gli uomini.
Vi chiedo, abbandonato al Cuore Santissimo del Figlio
e per intercessione del Cuore Immacolato di Maria,
il dono della pace, la benedizione delle famiglie
e di portare in Paradiso le anime di tutti i miei fratelli;
in particolare Vi prego
per quelle persone per cui nessuno prega più.
Preghiera finale
Santissima Trinità, Misericordia infinita,
noi ti adoriamo, noi ti benediciamo, noi ti lodiamo
per il dono immenso della Beata Vergine Maria,
Figlia del Padre, Madre del Figlio, Sposa dello Spirito.
Vergine Immacolata, Dono della Misericordia:
intercedi per noi!
Madre della Chiesa: proteggila!
Vergine potente contro il male: difendila!
Santissima Trinità, Misericordia infinita,
noi ti adoriamo, noi ti benediciamo, noi ti lodiamo.
Madre della Misericordia,
Dono della Santissima Trinità,
guidaci all’incontro col Verbo che si dona,
col Padre che ci ama e nel Verbo a noi discende,
all’incontro con lo Spirito
che da Essi a noi è donato e per Essi in noi prega.
Santissima Trinità, Misericordia infinita,
noi ti adoriamo, noi ti benediciamo, noi ti lodiamo.
Conclusione:
(Sacerdote o diacono):
Il Signore sia con voi.
E con il tuo Spirito.
Vi benedica Dio onnipotente,
Padre e Figlio e Spirito Santo.
Amen.
Andate in pace.
Rendiamo grazie a Dio.
(Laico):
Il Signore ci benedica,
ci preservi da ogni male,
e ci conduca alla vita eterna.
Amen.
Benediciamo il Signore.
Rendiamo grazie a Dio.
Audio della Supplica in formato MP3
spiegazione Supplica - don Luigi Savoldelli